domenica 1 novembre 2009

In memoria dei diritti umani

Non leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese.

Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”.

Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’immigrato testardo.

Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’unica fuga. Siamo l'uomo abbattutto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi.

tratto da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009

sabato 17 ottobre 2009

I colori di Rosanna




Matite e disabilità

I colori di Rosanna


Il 21 settembre scorso è stato presentato in Campidoglio un libro molto particolare, dal titolo ‘’Mai un colore solo’’;in questo volume l’autrice Rosanna di Nicoli, attraverso disegni e parole, racconta la sua vita di tutti i giorni ed il suo mondo.....
Piccolo particolare: Rosanna è una ragazza down;  ha 24 anni, è originaria di Triggiano, in provincia di Bari, ma residente a Roma, e ama il disegno,la sua più grande passione, testimoniata dalla madre e dalla sorella, Mariangela, e dimostrata anche dal diploma conseguito, con molto entusiasmo, alla scuola internazionale di Comics,una delle scuole più prestigiose per aspiranti fumettisti e artisti dell’illustrazione.
Il libro è interamente opera della giovane disegnatrice, dalle parole alle illustrazioni,tutte caratterizzate dal suo inconfondibile tratto,figure allungate e molti colori, per raccontare la straordinarietà della vita di tutti i giorni. Per la scuola di Comics, e per l’insegnante Roberto Petrongari, Rosanna è stata una bella sorpresa: non solo per la passione che ha sempre dimostrato, e tuttora dimostra, nel fare ciò che più ama, ma anche per il suo ritenere straordinaria la vita quotidiana, quando molti altri ragazzi e giovani autori preferiscono rifugiarsi nel fantasy.....
 ....
Rosanna,prima di tutto vorrei chiederti da dove nasce il tuo amore per il disegno,quando è
nata questa tua passione?
  La passione per il disegno l'ho sempre avuta fin da bambina. Una volta, quando ero piccola, ho disegnato sui muri di casa tanti fiori colorati con i colori a cera. La mamma si è arrabbiata molto. Poi a scuola, a Roma, una professoressa mi ha detto che ero molto brava, e così i miei genitori mi hanno iscritta alla Scuola di Comics. Lì ho trovato tanti amici simpatici con la mia stessa passione, e ho imparato molte cose.

Come è nata l’idea di ‘’Mai un colore solo’’?
Beh, io volevo scrivere un libro su di me,sulla mia storia,sulle cose che faccio ogni giorno. Però non sono bravissima a scrivere, per questo ho pensato che col disegno potevo far vedere a tutti quello che avevo da dire. Ho pensato tanto a come volevo il libro, ho inziato a fare tanti disegni e con la mamma pensavo anche a cosa scrivere. Ho fatto tante cose nella mia vita e quindi è stato faticoso raccontarle tutte. Poi ho scelto le frasi che ci sono nel libro; sono di una canzone di Laura Pausini, una cantante che a me piace molto.
 Pensi di realizzare ed illustrare altri libri prossimamente?                                                       Adesso non proprio. A me piacciono i libri e infatti faccio tirocinio in una biblioteca, però mi piacerebbe fare anche altro; come studiare l'inglese o andare in America.
A questo punto, per concludere, sorge spontanea una domanda:quali sono i tuoi progetti ed i tuoi sogni per il futuro?
Il mio grande sogno è fare l'attrice. So di essere speciale, perchè sono brava, faccio tante cose e sono anche bella. Quindi mi piacerebbe andare in America per diventare famosa. Adesso per il mio libro mi hanno fatto tante interviste, e prima ancora avevo collaborato per una trasmissione di Mtv. Tutto questo mi ha fatto piacere, ma il mio sogno rimane la carriera da attrice.

‘’Mai un colore solo’’ , molto probabilmente il primo libro interamente realizzato da una ragazza down,è stato presentato il 21 settembre scorso,presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio con il patrocinio del Comune e della Provincia di Roma, nonché della Regione Lazio. Alla presentazione del libro hanno partecipato, tra gli altri, anche il consigliere comunale Paolo Masini, il neurologo Augusto Paris e l'assessore comunale alle Politiche sociali, Sveva Belviso. Il libro è stato inoltre distribuito nelle sedi dell’AIPD(Associazione Italiana Persone Down).....

giovedì 17 settembre 2009

Josito;ovvero:il primo porno-attore in sedia a rotelle

Josito e la gioia del sesso

(a cura di Barbara Pianca)
Superando.it  intervista Joselito, conosciuto come Josito, il primo pornoattore in carrozzina. È spagnolo di Madrid, ha ventitré anni e alla fine del 2006 è stato l’interprete della pellicola “Volere è potere”
Il giovane pornoattore Joselito
Il giovane pornoattore Joselito
Vi ricordate di Josito? La notizia del suo debutto nel cinema porno era stata diffusa negli ultimi mesi del 2006 da alcuni media spagnoli, tra cui il quotidiano “El Mundo”, ed era rimbalzata anche in Italia.
Il clamore relativo alla sua scelta derivava dal fatto che Josito, oggi ventitreenne, è disabile dall’età di diciassette anni a causa di un incidente che gli ha procurato una lesione midollare. Muove appena le gambe e una mano e al giornale «El Mundo» ha spiegato che «la cosa migliore, trovandosi in una condizione simile alla mia, è sperimentare tutto ciò che si riesce o meno a fare con il proprio corpo, per acquisire nuove mobilità, perché ogni lesione è diversa e reagisce diversamente a seconda del soggetto che si trova a subirla».
Si tratterebbe - e la notizia ad oggi non è ancora stata smentita - del primo attore con disabilità nel cinema hard. Con lo scopo annunciato di far cadere i tabù sul tema della sessualità delle persone con disabilità e di invitare le donne a non temere l’intimità con un partner disabile, Josito si è infatti fatto riprendere dal regista e produttore Nacho Allende (nome d'arte Torbé), mentre incontra, una ad una separatamente, sei ragazze: Saray, Martita Dinamita, Yaiza del Mar, Heidi Hot, Salma de Nora e Diana Dean. Con ognuna ha un rapporto sessuale filmato in tempo reale, mentre rimane seduto sulla sua carrozzina o è sdraiato su un letto.
Da segnalare infine che il ricavato del film, almeno quello relativo alla performance di Josito, verrà devoluto alla ricerca midollare.

Josito, cosa pensi del fenomeno del porno in generale?
«Mi è sempre piaciuto, fin da giovanissimo. Non è che veda film porno tutti i giorni, però li vedo e mi piacciono molto. Non ho pregiudizi nei confronti di chi lavora nel mondo dell'hard. Anche se in tanti non sono d’accordo, penso si tratti di un lavoro come qualunque altro, ma particolarmente gratificante e redditizio. Si dice che il porno sia maschilista perché avvilisce la donna. Stupidaggini: a loro piace e ci guadagnano molto bene. Altrimenti non lo farebbero, visto che non vi sono obbligate».
Perché, secondo te, nonostante non siano poche le persone che lo ricercano, il porno rimane un tabù sociale?
«Questo resta per me inspiegabile. Chi lavora nel porno o lo consuma non è un depravato né un "mostro" e tanti che lo criticano, poi in privato se lo guardano. In più, una buona pellicola porno può servire per la soddisfazione sessuale o perfino a risolvere alcuni problemi di coppia, come la mancanza di desiderio o di fantasie erotiche. Altrimenti, le giornate finirebbero con il diventare noiose, no?».
Perché hai deciso di recitare in un film porno? Quando ti è venuta questa idea per la prima volta?
«Fin da molto giovane mi sarebbe piaciuto fare l’attore. A sedici anni scoprii dove potevo iscrivermi ad un casting, ma, siccome ero ancora minorenne, non mi permisero di partecipare. Così decisi di aspettare finché poi, per mia sfortuna, a diciassette anni ebbi un incidente. Allora ho diffuso la mia intenzione tramite internet, dopo un po' sono stato contattato e mi è stata data l’opportunità di recitare. L’ho presa al volo».
Com’è stata la tua esperienza sul set? Eri a tuo agio?
«L’esperienza è stata veramente fantastica. Ero totalmente a mio agio perché, quando mi hanno offerto la parte, avevo chiesto e ottenuto di poterla realizzare a modo mio».
Quanto sono durate le riprese e com’è stato avere rapporti sessuali di fronte ad altre persone e in mezzo ad un set fatto di luci e telecamere?
«Le riprese non sono durate più di quello che dura una relazione sessuale normale. Abbiamo girato tutto di un fiato, senza tagli e la verità è che, in nessun momento, ho sentito vergogna o soggezione per la telecamera, le luci o qualsiasi altra cosa».
Come si sono comportate le ragazze con cui hai lavorato? Pensi abbiano avuto delle difficoltà nel rapportarsi con te?

Josito sul set con Martita Dinamita
«Veramente le ragazze si sono comportate benissimo con me, e mi piacerebbe, da qui, ringraziarle tutte. Sono ragazze fantastiche, bellissime e con alcune tengo ancora relazioni di amicizia, anche se non sono di Madrid. Credo di non aver avuto alcuna difficoltà nelle relazioni sessuali con loro. Forse alla fine erano un po' più stanche, perché a loro spettava il ruolo attivo...».
Pensi che parlare della sessualità delle persone disabili sia un tabù?
«La sessualità delle persone disabili è un tabù e lo dimostra il fatto che non se ne parli quasi mai esplicitamente. La gente pensa che chi è in carrozzina, o ha un qualsiasi tipo di handicap, non abbia o non debba avere relazioni: è una cretinata. È dimostrato che chi conduce una vita sessuale abbondante e sana è più felice. Perché privarci di questa felicità?».
Girerai altri film porno in futuro?
«Fino a poco tempo fa, prima che uscisse la notizia del mio film, non erano in molti a saperlo. Mi piacerebbe che ora le cose cominciassero a cambiare. Sto conducendo una vita un po’ monotona e, se mi venissero offerti nuovi lavori, potrei iniziare a conoscere gente, viaggiare un po'…».
Vorresti diventare un attore di professione? Solo nell’ambito del porno?
«Mi piacerebbe girare molte altre pellicole come attore. Vorrei soprattutto guadagnare denaro per donarlo alle persone che stanno studiando una cura per le lesioni al midollo e in questo momento l’unico modo che ho a disposizione per aiutarle è tramite il cinema porno. Non credo che riuscirò a diventare un attore professionista, ma ci proverò con tutte le forze. Poi, certo, non mi dispiacerebbe se qualcuno mi offrisse un contratto come attore "convenzionale", ma non so chi mi possa chiamare, visto che non ho grandi doti interpretative. In ogni caso, non scarterò neanche questa possibilità».
I mass media spagnoli hanno parlato del tuo film?
«Sì, qualche media spagnolo mi ha fatto delle interviste e ho partecipato anche a un paio di programmi televisivi. All’inizio, però, quando nella mia famiglia lo sapevano ancora in pochi, ho preferito rifiutare qualche intervista e parlarne prima con loro personalmente».
Come hanno reagito le associazioni spagnole che si occupano di disabilità?
«La verità è che nessuna associazione di persone con disabilità si è messa in contatto con me. Quello che posso dire è che nel mio centro di riabilitazione lo sanno tutti, le infermiere e la direzione di fisioterapisti… e tutti mi incoraggiano. I miei compagni dicono che era ora che qualcuno rivendicasse il nostro diritto ad avere relazioni sessuali come qualsiasi altra persona».


TRATTO DA ''SMIDOLLATI.IT'

venerdì 19 giugno 2009

Androidi a rotelle

Una scena di ‘’Wall-e’’ (Disney/Pixar 2008)

Androidi a rotelle:Quando la fantascienza incontra la disabilità.

IO E ‘’L’ALTRO’’


La scoperta di realtà diverse da quelle a cui siamo abituati, l’incontro con altre forme di vita, e il rapporto con ‘’l’altro ’’, sono alcuni dei temi ricorrenti nel mondo della letteratura, e della filmografia, fantascientifica. In particolare la diversità nella fantascienza assume un ruolo altamente importante: in questo ambito, infatti, il tema del diverso raggiunge dimensioni nuove e, più che mai, arriva a sconvolgere il nostro modo di vedere, sentire e percepire, la normalità; l’intero concetto di ‘’normale’’ viene messo in discussione fino a ribaltarne il senso stesso.
Cosa o chi è ‘’ normale ’’? Come posso definire l’idea di normalità? Queste sono le classiche domande che il mondo della fantascienza solleva, e una risposta a quesiti del genere non è facile, se non impossibile; proprio perché l’analisi della diversità non può basarsi su sterili definizioni, che finiscono soltanto per incatenare la nostra mente, ma deve essere un viaggio profondo e intenso, alla scoperta di altre realtà e indirettamente un analisi interiore, poiché il rapporto IO-ALTRO è simbiotico, e non è possibile analizzarlo omettendo uno dei due termini, poiché in assenza del primo il secondo non può esistere, e viceversa.


LA DIVERSITA’ ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI GRANDI AUTORI

Sono numerosi i grandi autori di fantascienza che riflettono, e fanno riflettere i fruitori del         genere, sulla diversità, e sulla figura del diverso; molte opere analizzano il rapporto, ed il contatto, tra i cosiddetti normali e coloro che non vengono considerati, o visti, come tali. In libri e film ci troviamo di fronte ad una moltitudine di creature: si va dai classici alieni, robot, ed androidi, alle più articolate figure dei mutanti, molto spesso esseri umani dotati di poteri psichici, e per questo considerati quasi come dei mostri, da ghettizzare e in casi estremi da eliminare.
A tutti questi personaggi è facile accostare i diversabili, i quali troppo spesso vengono discriminati o visti con sospetto se non con disgusto, quasi come se fossero extraterrestri venuti da chissà quale galassia: in diverse opere, infatti, è possibile leggere tra le righe il tema della disabilità.
Autori come Isaac Asimov, famoso per il suo ‘’Io robot’’, e Philip Dick, autore del romanzo dal titolo ‘’Il cacciatore di androidi’’, (da cui il regista Ridley Scott ha liberamente tratto il celeberrimo ‘’Blade Runner’’)sono alcuni degli esempi più significativi di questo interesse, comune a molte autori, di esplorare la diversità in tutte le sue forme, di esorcizzare paure del proprio tempo, e di ribaltare definizioni che, di fronte alla relatività della vita e dell’universo, divengono obsolete.
Questi autori spesso si prendono gioco delle paure della gente comune, e mostrano l’insensatezza di certi atteggiamenti; ne sono esempi lampanti due opere in particolare: ‘’Negri verdi’’ di Leigh Brackett e ‘’Il giorno in cui l’america si svegliò senza piedi’’(The wheels of God) di Paul Darcy Boles. Nel primo è evidente una chiara metafora dell’apertheid, e di tutte le discriminazioni che i ‘’diversi’’, siano persone disabili o persone con altre diversità, sono costretti a subire da parte della gente comune, e una severa critica contro questi atteggiamenti, il più delle volte indotti da pregiudizi o ignoranza; spesso e volentieri basterebbe solo fermarsi un attimo a riflettere, per capire che la discriminazione altro non è che mancanza di comprensione, ed eccesso di sospetto.
Nell’opera di Boles, invece, si gioca sulla relatività dell’essere disabili: l’autore ci proietta in un mondo paradossale, dove, senza alcun apparente motivo, l’intera popolazione americana si sveglia priva di piedi, e con delle ruote sotto le gambe. A quel punto la gente dovrà riorganizzarsi, e molti cominceranno a considerare l’evento come un segno di evoluzione della specie; quando però tra di loro nascerà un uomo ‘’normale’’ allora tutto cambierà, e sarà lui il vero diverso, il vero disabile.

I ‘’DISABILI’’ DI PHILIP DICK                        

Tra i vari autori menzionati finora, uno dei più rilevanti, specie per quanto riguarda il tema del contatto con altre realtà, e delle inquietudini umane, è lo scrittore americano Philip Dick: Philip Kindred Dick inizia la sua attività di scrittore negli anni ’50, per poi continuarla fino al 1982, anno in cui morirà a causa di un infarto. La produzione di Dick risente molto del periodo in cui lui stesso vive, periodo di grandi cambiamenti nella vita americana, e della sua vita sregolata, fatta di relazioni instabili e ampio uso di droghe. I personaggi di Dick sono molte volte personalità folli, gente frustrata ed inquieta, alla perenne ricerca di un appiglio a cui sostenersi, in un mondo dove il senso di realtà è costantemente instabile, dove il contatto con altre entità e con mondi alieni è all’ordine del giorno.  E’ possibile vedere in queste storie incontri e scontri, tra persone qualsiasi e personaggi decisamente fuori dal comune: in diverse opere è evidente la presenza di ‘’disabili’’, figure ai margini della società, percepite come estranee o inquietanti dalla maggior parte della gente, costrette ad esser viste perennemente con sospetto, e molte volte a subire odio e disprezzo immotivato. In racconti come ‘’Nuvole marziane’’ e ‘’Quelli che strisciano’’, ci troviamo di fronte ad esseri ed entità aliene o mutanti: nel primo caso extraterrestri dalle sembianze di agglomerati informi, simili a vere e proprio nuvole; nell’altro esseri umani mutati geneticamente, un incrocio fra ominidi e lumache. Queste entità, percepite dalla società come qualcosa di aberrante, da eliminare quanto prima, in realtà non cercano altro che l’opportunità di poter vivere dignitosamente; una richiesta  semplice e pacifica, a cui gli uomini normali rispondono con aspra discriminazione  e inaudita violenza. In ‘’Nuvole marziane’’ gli esseri protagonisti non cercano altro che distese d’acqua, su cui poter vivere e da cui trarre nutrimento, ma la gente comune ha paura di loro, e non appena le povere creature vengono avvistate ecco arrivare persone armate di torce e bastoni, pronte a scacciare e a uccidere gli sgraditi ospiti.
Gli uomini-lumaca del racconto ‘’Quelli che strisciano’’, invece, desiderano poter razzolare in libertà scavando tunnel nel terreno, e poter dormire placidamente nei propri gusci senza il timore di venire disturbati;ma per loro la vita non è affatto facile,dal momento che gli organi governativi e le istituzioni fanno di tutto per stanarli e per imprigionarli in riserve, per liberare gli abitanti delle zone limitrofe dall’orribile vista dei mutanti.
Scenari analoghi si possono trovare leggendo ‘’Non saremo noi’’ o ‘’Il mondo dei mutanti’’ ,in cui viene narrata la perenne lotta contro i diversi di turno,in questo caso esseri dotati di potere mentali e facoltà superiori, che, per ordini dall’alto, devono essere tassativamente scovati, e sottoposti ad eutanasia, per il bene del genere umano,per preservare la razza umana – progetto non diverso dal programma nazista di sterminio dei disabili,in difesa della stirpe tedesca - .
Nel racconto ‘’Il mondo dei mutanti’’ , in particolare, le persone dotate di poteri non hanno vita facile sulla terra, dove sono viste come mostri pericolosi e violenti, condannati alla sterilizzazione e a morte certa: i malcapitati sono costretti a vivere in colonie extraterrestri, e ad ingaggiare una furiosa e strenua lotta che vede fronteggiarsi umani, e mutanti.



PIU’ UMANO DELL’UMANO:CORPI MECCANICI MA CUORE PULSANTE


Infine, concludendo la carrellata dei ‘’disabili’’ di Philip Dick, non si può non parlare di ‘’Blade Runner’’. Il film di Ridley Scott è liberamente tratto dal romanzo ‘’Il cacciatore di androidi’’(in originale ‘’Ma gli androidi sognano pecore elettriche?’’) di Dick: il film si discosta molto dalla trama originale del romanzo, ma ciò non riduce la portata tematica dell’opera.
In questo caso i diversabili sono androidi, macchine indistinguibili dagli esseri umani, programmate per il lavoro nelle colonie aliene; gli androidi di ultima generazione, i ‘’Nexus 6’’, possiedono una personalità propria e per questo sono dotati di un dispositivo particolare, che ne riduce la vita a soli 4 anni. Alcuni di questi androidi fuggono da un laboratorio, e toccherà al poliziotto Rick Deckart, interpretato magistralmente da Harrison Ford nel film, scovare e ‘’ritirare’’ i robot ribelli.
Durante la sua missione, Deckart si innamorerà di uno dei ‘’Nexus 6’’, Rachel, la quale scopre con non poco stupore di essere un robot, dal momento che, fino a quel momento, aveva vissuto con serenità grazie a falsi ricordi impressi nella sua mente.
A quel punto il protagonista inizierà a porsi interrogativi su cosa veramente è il concetto di umano, soprattutto durante lo scontro con l’ultimo androide, Roy.
Gli stessi interrogativi che si pone Deckart , sono le domande che anche noi dovremmo fare a noi stessi, ma troppo spesso non facciamo, perché sono quesiti che fanno paura,a cui a volte non siamo preparati.
Che cosa ci dà il diritto di ghettizzare o dare la caccia ad un altro essere che, seppur considerato diverso, è in pratica uguale a noi; ha le stesse esigenze di una vita dignitosa, possiede le stesse paure e si pone le stesse domande che ogni uomo si pone, per usare le parole del protagonista del film: ‘’Tutto ciò che loro vogliono sono le stesse risposte che noi tutti vogliamo: Da dove vengo? Dove vado? Quanto mi resta ancora?’’


giovedì 11 giugno 2009

KILLING S.VALENTINO Di M. Stano

KILLING SAN VALENTINO
Di Massimo Stano


Mi desto tre minuti prima del trillo della sveglia.
Sono i tre minuti piu.. brutti della mia giornata: li passo a fissare il quadrante digitale
della sveglia, con la sua carica latente di suoni mattutini.
I due pallini fra le ore e i minuti palpitano
allo stesso ritmo del mio cuore, ogni secondo un battito. Poi scatta un marchingegno nella scatoletta nera, c’e.. una sospensione di una frazione di secondo in cui tiro l’ultimo respiro da uomo libero, infine il diabolico oggetto suona.
Mi concedo una doccia lunga venti minuti.
Oggi
sara.. una giornata molto lunga. Do un’occhiata al calendario appeso in cucina per essere sicuro di
non aver sbagliato giorno.
Niente da fare, la data
indicata dal mio orologio da polso corrisponde alla casella del calendario contrassegnata con una
grossa X.
Oggi tocca fare gli straordinari...
Mi preparo: tuta mimetica, anfibi, piastrina di riconoscimento e fucile d’assalto.
Mi assicuro una
piccola pistola automatica alla caviglia destra: non si sa mai, in caso d’emergenza. Appena esco vedo il mio vicino di casa Gianni, operaio alla Ferrero, gia.. in strada alle 05:30 perchè
ha il primo turno.
Aspetto che apra lo sportello
della sua utilitaria e gli sparo addosso una raffica di colpi. S’accascia contro l’auto, poi s’adagia lentamente al suolo.
Cammino per un po’, diretto alla stazione degli autobus.
05:40. Incrocio una vecchietta che porta
a spasso il cane. Le sparo un colpo in fronte che la manda a sbattere contro i bidoni della spazzatura.
Faccio a polpette anche il cagnolino, mi pare fosse uno yorkshire.
Raggiungo la stazione dei bus dieci minuti prima dell’apertura, sul piazzale c’e.. uno spazzino che sta terminando il suo lavoro. Lo intrattengo parlando di politica fino alle 06:00, infine gli sparo a bruciapelo tre colpi nella schiena.
Una signorina graziosa apre la serranda all’ingresso della stazione; quando entro mi sorride. Ricambio e mi dirigo verso la piazzola dei bus in partenza.
Alle mie spalle la graziosa signorina agonizza in una pozza di sangue.
Si sentono degli urli pro
venienti dalla biglietteria. Sparo contro il vetro che va in mille frantumi: il bigliettaio cade crivellato
di colpi.
Mi giro di nuovo verso la signorina,
prendo la mira e le faccio saltare la testa.
Dal piazzale
interno dei bus in partenza accorre un autista: lo blocco sulla porta e lo costringo a risalire sul
suo autobus. Incominciamo la corsa.
Mi siedo dietro
l’autista e gli ordino di portarmi al palazzo per uffici dove c’e.. l’agenzia matrimoniale per cui lavoro,
la Love Foreign Affair.
Apro il finestrino e
ammiro il panorama. Durante una sosta ad un semaforo vedo tre operai che armeggiano attorno a
un tombino transennato.
Sparo: due cadono immediatamente,
uno scompare nel tombino, ma credo di averlo colpito. L’autista del bus, terrorizzato, cerca di fuggire, ma non ha ancora fatto in tempo a tirare la maniglia della portiera che gli ho sparato una raffica attraverso il sedile. Mi metto al posto di guida, scaraventando fuori il tizio morto.
06:30. Finalmente raggiungo l’alto palazzo della Foreign. Entro e prendo l’ascensore. Raggiungo l’ultimo piano e apro una porta con la scritta TETTO.
Respiro una bella boccata d’aria fresca e mi guardo intorno: a destra c’e.. il parco cittadino, ma a quest’ora e.. ancora deserto.
A sinistra c’e.. la
stazione ferroviaria. 06:40. Tiro fuori dallo zaino il cannocchiale e lo applico al fucile. Ho la visuale perfetta del BINARIO 1 uno dove ci sono molti studenti e lavoratori pendolari in attesa del treno per
Torino.
Punto su due studenti seduti su una panchina:
stanno dando gli avanzi dei loro panini a dei piccioni che volano via per lo sparo. Il primo studente s’accascia sulla panchina. Il mirino si sposta velocemente sulla sua compagna che ha un’espressione di terrore disegnata sul volto. La provenienza del secondo sparo e.. individuata da
due agenti della polizia ferroviaria, che indicano col dito nella mia direzione. Corrono verso il palazzo. 06:55. La porta del TETTO si spalanca improvvisamente. Sono talmente preso dalla mia azione che non mi accorgo nemmeno dell’arrivo dei due poliziotti. Intorno a me c’e.. una marea di bossoli, in
strada il panico e.. generale e la gente inciampa nei cadaveri.
« Fermo dove sei! Butta quel fucile!!! » Intima uno dei due poliziotti, puntandomi contro la pistola. La sua collega e.. rimasta al riparo dietro la porta del TETTO. Lascio cadere il fucile e lo allontano con un calcio, ma mentre quello si avvicina per ammanettarmi, con una mossa rapida estraggo la pistola che ho nascosto nella caviglia e lo stendo. La poliziotta spara, ma mi manca, mentre io la centro in
piena fronte. 07:00. Puntuale entro in ufficio e saluto il mio capo.
Missione compiuta. Ricevo una pacca sulla
spalla e consegno la mia piastrina alla segretaria. Sul TETTO vediamo la poliziotta che sussulta, si rimette in piedi e raggiunge il suo collega. I due si avviano mano nella mano verso il lato del tetto
che volge sul parco e contemplano il panorama con aria trasognata.
In strada c’e.. una marea di persone che si scambiano cioccolatini e baci.
Sul BINARIO 1 i due studenti sono talmente presi dalle loro effusioni che non si accorgono dell’arrivo del treno per Torino e lo perdono.
L’autista del bus e.. entrato nel tombino con gli altri due operai, per sincerarsi delle condizioni dell’uomo caduto nel pozzetto e nessuno di loro e.. ancora uscito...
Alla stazione dei bus il bigliettaio e lo spazzino s’intralciano a vicenda nel tentativo di aiutare la signorina graziosa a rialzarsi.
« Tutto a posto? Ci sembrate un po’ pallida!
Possiamo offrirvi un caffe..? »
Il barista della stazione ha appena aperto il suo locale, e su ogni tavolo c’e.. un bel vaso di mimose.
« Grazie a tutti e due, molto volentieri! »
Adalgisa, la vecchietta che portava a spasso il cane, e.. alla disperata ricerca del suo yorkshire, ma pare che si sia dileguato con una pechinese di passaggio.
Lo ritrovera.. e potrete incontrare tutta la famiglia ogni mattina alle 05:40 in via D’Azeglio: Adalgisa, il fidanzato Gianni, lo yorkshire, la pechinese e una mezza dozzina di cuccioli... Torniamo nel mio ufficio, dove ho consegnato la piastrina alla segretaria che si avvia a riporla in cassaforte.
Quando passa davanti al capo, casualmente
l’oggetto metallico le cade in terra.
Lui si
catapulta dalla scrivania per raccoglierlo, inciampa e rovina addosso alla segretaria in posizione
ambigua.
Per il momento mi sembrano molto occupati:
la piastrina con la scritta CUPIDO la metteranno
a posto dopo...

giovedì 28 maggio 2009

Il mio primo articolo



Ecco quì il mio primo aricolo,scritto per la rivista ''finestra aperta'', la rivista della UILDM(Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare).. buona lettura


Avventure in sedia a ruote

Il turismo accessibile di ‘’Strabordo’’

di Luca Annecchino

 Il viaggio è sempre un occasione per mettersi alla prova, scoprire luoghi nuovi, assaporare atmosfere diverse e - perché no? - anche un modo per riscoprire sé stessi.
Per il viaggiatore poi c’è sempre un piccolo sacrificio: “la rinuncia del quotidiano per lo straordinario”, per usare le parole di Herman Hesse. Non per tutti è un sacrificio da poco, non lo è soprattutto per le persone diversamente abili, per le quali già il quotidiano è tutto altro che semplice, figurarsi intraprendere un viaggio.
Gradini, spazi troppo stretti e la noncuranza di molti albergatori sono solo alcuni dei problemi che le persone disabili devono affrontare da turisti; tutto ciò non fa che rendere difficile, se non improponibile, l’idea di un vacanza lontano da casa.
È proprio pensando alle esigenze dei disabili che, a Fabriano, tre amiche con in comune la passione del viaggio, di cui due in sedia a ruote, hanno dato vita a “Strabordo, straordinari a bordo di un sogno”, un’Associazione che organizza viaggi avventurosi per tutti, disabili e non.

Valeria Poeta, fisioterapista, Paola Benvenuti, logopedista, e Stefania Cipolletta, biologa, non lasciano niente al caso. Prima di tutto testano di persona i viaggi, per verificarne l’effettiva accessibilità e, successivamente, con la collaborazione di una agenzia di San Severino, li propongono come mete, visualizzabili sul sito web assieme a descrizioni dettagliate e date di iscrizione. A quel punto non resta che contattare Strabordo, per rendere il viaggio perfettamente aderente alle proprie necessità, trovando le soluzioni più adatte. Ovviamente può partecipare ai viaggi non solo la persona disabile, ma anche chiunque abbia voglia di conoscere nuove persone e all’occorrenza rendersi utile per risolvere eventuali problemi.
Strabordo per noi è un sogno”’ – spiega Stefania – “un sogno meraviglioso quanto ambizioso: cambiare il modo di guardare alla disabilità. Non attraverso le solite tavole rotonde, ma organizzando viaggi ed eventi che possano unire il mondo della disabilità a quello dei cosiddetti ‘abili’, e fonderli per giungere alla scoperta che non esiste il ‘diverso: siamo tutti ‘Straordinariamente diversi’. La nostra associazione nasce quindi dalla passione per il
viaggio e dalla convinzione che il  confronto con realtà diverse da quelle quotidiane, ma ricche di novità e di piccole difficoltà da superare, sia sempre molto stimolante per tutti.”

E a quanto pare questa formula funziona. Sono stati già organizzati diversi viaggi: Nepal, Namibia e Marocco, tutti con grande partecipazione ed entusiasmo.
Ovviamente Strabordo non si ferma e già sono in cantieri nuovi progetti.
Stiamo preparando una avventurosa traversata della Patagonia con moto,  quad e fuoristrada per fine anno. Siamo molto assorbite dall’organizzazione di questo viaggio, ma il piacere di viaggiare è
tale per cui non è da escludere anche qualche altra meta a sorpresa per i nostri amici ‘strabordisti’, che invitiamo perciò, a non perdere di vista il nostro sito
.”

sabato 2 maggio 2009

Marien,escort per disabili

La prostituta di Barcellona offre prestazioni a portatori di handicap  In Spagna è polemica. E il sito dell'assistente erotica viene oscurato

Marien, escort dei disabili "Col sesso faccio del bene"

Dopo undici anni di attività occulta, la squillo è uscita allo scoperto di MARIA NOVELLA DE LUCA
"Grazie Marien, da te ho avuto la prima carezza della mia vita". Firmato Juan, affetto da Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Grazie, per un momento d'amore, anche se a pagamento, duecento euro a prestazione. Marien ha 48 anni, ha un bel fisico snello, capelli castani e lo sguardo sereno. Di professione fa la escort, prostituta se volete, esercita a Barcellona, nella zona delle Ramblas, all'università studiava Scienze politiche, è sposata, separata, ha un figlio.

Marien ha una "specializzazione" però, e da quando questa sua specializzazione è diventata pubblica, grazie a una lunga e dettagliata intervista a El Mundo, il suo blog e il suo sito sono stati oscurati per le troppe richieste, ma soprattutto il tema difficile e delicato della sessualità nelle persone disabili è finalmente uscito dall'ombra. Perché Marien da oltre dieci anni offre sesso a pagamento ai portatori di handicap, per un weekend con lei ci vogliono oltre duemila euro, e quando parla dei suoi clienti ne rivela un lato inedito: "Ho scoperto che queste persone non sono così fragili come si può credere. Hanno bisogno di aiuto in alcuni momenti, ma hanno una capacità non comune di superare le avversità". E se oggi definisce il suo lavoro un "servizio sociale", se in molti casi sono proprio le famiglie delle persone disabili a contattarla, Marien non nasconde che all'inizio il suo fu un calcolo, la scelta, dice, "di lavorare in un settore che le altre disprezzavano".

"Mi sono sposata a 17 anni, è andata male, avevo un figlio e un padre a carico... Ho cambiato nome e ho cominciato a lavorare nei night club di Barcellona. Vedevo le mie colleghe disprezzare gli uomini sulla sedia a rotelle, gli zoppi o quelli che indossavano occhiali dalle lenti spesse. Capii che la strada era quella: iniziai a inserire inserzioni sui giornali catalani presentandomi come escort indipendente. Specificando subito quali fossero i destinatari del messaggio". Da allora un successo (e un business) crescente. "Posso vivere comodamente, ho potuto comprare due appartamenti, far studiare mio figlio". Una storia nell'ombra, fino a poco tempo fa. Una storia che però piano piano la coinvolge. Un blog dove racconta la sua esperienza e le sue sensazioni. "Dare piacere a chi soffre è un servizio sociale. Ho clienti fissi da anni. Siamo diventati amici. Non c'è né pudore né pietà, il sesso è uno scambio,
loro ne hanno bisogno, io glielo do....".

Ma dopo l'intervista al El Mundo tutto cambia: il suo blog preso d'assalto, migliaia e migliaia di e-mail, applausi ma anche insulti. Marien diventa un'icona della rete, il dibattito infiamma le associazioni di persone disabili. Il blog viene oscurato, Marien viene sommersa da proposte di interviste televisive, ma per adesso rifiuta visibilità e compensi. "Quello che volevo è spezzare il tabù sulla sessualità dei portatori di handicap. Un problema rimosso, che nessuno vuole vedere, la negazione di un diritto. Le mie colleghe all'inizio mi dicevano: "Marien, come fai, non ti fa schifo?". Sì, parlavano proprio così... No, mai provata questa sensazione, del resto prima di fare l'escort facevo l'infermiera, il mio obiettivo era quello di soddisfare i bisogni delle persone che accudivo, li cambiavo, pulivo. E poi tra i miei clienti ho incontrato persone incredibili, soltanto apparentemente fragili".

In Svizzera, come in Svezia, il lavoro di Marien viene riconosciuto sotto il termine di "assistente sessuale", e le loro prestazioni pagate dallo Stato. Perché forse non c'è bisogno di scomodare la psicoanalisi per spiegare quanto possa essere terapeutico non reprimere ma esprimere le proprie pulsioni sessuali, proprio in soggetti che per le loro patologie non hanno il controllo delle proprie sensazioni. Ed è infatti interessante la testimonianza di Lorenzo Fumagalli, terapeuta di un ragazzo con disabilità mentale. "Era aggressivo, violento. I suoi educatori e i suoi medici decisero che si poteva provare a fargli vivere un rapporto sessuale. Esperimento riuscito: il ragazzo si è calmato e adesso ha incontri mensili con una prostituta".

Un tema delicato, scabroso. Con pacatezza e senza pudori Marien nell'intervista descrive anche le particolari forme di sesso che si possono esercitare con persone affette da disabilità diverse. "Mi commuovono la gratitudine, l'affetto. È vero, vengo pagata, le mie tariffe sono chiare, anzi il denaro è un modo di comunicare netto, senza fraintendimenti. Eppure loro mi ringraziano, come se provare una sensazione erotica per chi è affetto da una diversità fosse un miracolo, una concessione impossibile".

La storia di Marien fa il giro d'Europa. La ritroviamo in centinaia di blog italiani. Le reazioni sono diverse. Le associazioni chiedono cautela, riservatezza. Ma i blogger scrivono. Marco, 31 anni, tetraplegico è il più deciso: "Siamo esseri umani, abbiamo diritto al sesso, all'amore, al piacere. Dopo aver letto la storia di Marien ho chiesto a mia madre di caricare il camper e di portarmi in Spagna. Lei si è messa a ridere, lo ha raccontato a mio padre, e lui ha risposto: perché no, potrebbe essere un'idea".(28 Aprile 2009)

FONTE: La repubblica

martedì 28 aprile 2009

Totalmente inutile

Ecco un post davvero inutile,a dir la verità sto picchettando sui tasti della mia tastieria per
il semplice fatto che non ho nient'altro da fare.. sto ''scrivendo'' giusto per il gusto di farlo ma alla fine che importanza ha? In questi giorni mi sento elettrico e particolarmente allergico alla gente,vorrei mandare al diavolo molte cose e persone ma forse devo soltanto aspettare che passi la bufera e che questa insofferenza che mi pervada da nichilista diventi propositiva.. anche se però a volte è bello davvero davvero bello lasciarsi trasportare come un ramoscello nella corrente e vedere attorno a te che succede chiedentoti spesso se quello che senti sia reale stando in un limbo vuoto ma accogliente,è utile molto utile per me utilissimo mi serve per soppesare la mia intera esistenza e capire cosa voglio e cosa no e staccare un pò la connessione col mondo e ristabilirlà solo quando ne ho pienamente voglia. Ultimamente sbatto la testa a destra e a manca non capendo bene che cosa io voglia dal mio futuro,ho un talento ma chissà per cosa .. ora come ora cerco di sistemare alla meglio i problemi d'ogni giorno e faccio in modo di tirare avanti aspettando l'occasione per riassaporare il buon vecchio turbine polveroso e caldo della vita.
Beh! dopo una giornata di cazzeggio su internet deliri ed il caro kurt cobain a palla me ne vado a letto aspettando l'alba di un altro giorno,che sarà grandioso.. me lo sento...




Ps:vi lascio il link per una canzone...
Rock the casbah... CLASSSSHHHHHH!

martedì 7 aprile 2009

Un pensiero per chi ha perso tutto..

Il terremoto dell'aquila ormai è noto a tutti, sappiamo bene che molti non c'è l'hanno fatta e molti altri hanno perso tutto.. vedere e sentire queste cose ti crea un turbinio di sensazioni,se solo si prova ad immedesimarsi nei panni di chi sta vivendo una tragedia del genere si prova un brivido.. perdere la casa e magari anche parenti amici in un attimo,trovarsi in un inferno di calcinacci e polvere,sentire la terra tremare e provare sulla propria pelle la furia della natura quella furia di fronte alla quale noi uomini siamo fragili e completamente impotenti è qualcosa che ti sconvolge nel profondo! C'è chi prova rabbia chi si chiede tormentandosi se si poteva fare qualcosa prima per evitare il peggio,c'è chi si chiede dov'è dio e si interroga sul senso della vita,poi c'è chi più semplicemente è spaesato e si accoda al cordoglio mediatico,dietro cui troppo spesso si cela un tornaconto personale un modo per sentirsi a posto per levarsi un peso.. si mandano abbracci e sostegno virtuale e puf! ecco quà che abbiamo fatto una buona azione! In mezzo a tutto questo è meglio non dire niente e lasciare che il cuore vada lontano,vicino a chi dovrà ricostruirsi una vita vicino a chi è nel lutto vicino a chi da un giorno ad un altro ha visto la propria esistenza stravolta vicino a chi si rimbocca le mani e cerca di dare un aiuto anche il più piccolo.. proprio per questo non dirò nient'altro e dedicherò alcune righe vuote a tutte le persone colpite da questa tragedia,buona notte!

















































venerdì 20 marzo 2009

A biutiful cauntri

L'altro giorno ho visto un film, ''a biutiful cauntri''.. film-documentario sul problema ambientale in italia.. greggi uccise dai pesticidi e dalla diossina,campi avvelenati rifiuti ed inquiniamento a go go! Il mio discorso non ha che fare con l'inquinamento tangibile come quello del documentario ma di un altro tipo di inquinamento,più subdolo.. l'inquinamento sociale,dovuto alle troppe teste di cazzo in giro alla troppa merda a cui siamo esposti ogni giorni in ogni momento della nostra vita. Devo dire che anche in questo noi italiani abbiamo un bel primato,ormai abbiamo superato il limite tollerabile.
Che siamo alla deriva è palese e la lista degli argomenti a favore di questa tesi è troppo lunga per il mio intero blog! Posso dire quello che vedo ultimamente.. penso proprio che stiamo tornando ad una specie di dittatura,il bello è che vogliono farci credere che viviamo in una democrazia ed è proprio questa la cosa peggiore.. una dittatura travestita da democrazia,un luogo in cui viviamo imbottiti di falsità ipocrisia ed ignoranza,un luogo in cui i tg non fanno informazione.. un luogo in cui contano solo le cazzate e non le cose serie dove si pensa a chi verrà eliminato dai reality del momento(che di reality hanno ben poco) o chi tromba con chi e invece i problemi veri sono ignorati e non vengono minimamente considerati.. un luogo in cui chi comanda ci vuole ridurre ad un branco di pecore con il classico bastone con la carota davanti agli occhi e cazzo ci sono riusciti,ci manipolano con facilità estrema ogni giorno facendoci sentire e vedere solo quello che fa comodo,solo quello che noi o chi per noi vuole sentire o vedere!
L'italia fa schifo l'italia è razzista l'italia è violenta l'italia è tutta una mafia l'italia è una merda,punto. Da noi se un italiano stupra o ruba è una notizia poco importante,tanto il poverino era ubriaco era disagiato bla bla ma quando poi a fare qualcosa di sbagliato è uno straniero(specie rumeno o rom visto che ci stanno tanto sul cazzo) allora lì ecco il notizione che dura per settimane e tutti addosso ai rumeni o al caprio espiatorio di turno. Se un italiano viene picchiato da un gruppo di senegalesi o polacchi è una tragedia ma se un ragazzo di origini africane viene ucciso a randellate da due bastardi al grido di ''muori negro di merda!'' nessuno si indigna nessuno grida vergogna nessuno si scompone.
Ragazzi in italia la Carfagna è ministro vi rendete conto? In italia c'è la lega che da anni scassa col federalismo che vorrebbe prendere a cannonate i barconi a largo di lampedusa che vuole le impronte per i rom ma poi quando qualcuno vuole controllare che i deputati non si dedichino all'arte del ''non faccio un piffero tanto c'è chi vota per me'' lì allora non si può è contro la privacy.. da noi puoi sbirciare ogni povero cristo ma i quattro parrucconi del governo guai a chi li tocca! Poi ci si mette pure la Chiesa che di stare al suo posto proprio non ne vuole sapere,sempre a mettere bocca su ogni cosa e a dirci cosa è giusto fare e cosa no. Ma tanto la posizione dell'impero del vaticano la sappiamo..
i preservativi sono inutili tanto l'aids si sconfigge con la fede in dio,se soffri continua a farlo perchè nell'altra vita sarai premiato,dacci l'otto per mille che al vaticano siamo a corto di scarpe firmate! Mi sono veramente rotto le scatole di vivere in questo maledetto paese vorrei emigrare in polinesia a vendere granite sulla spiaggia,chissà.. sarà meglio no?

venerdì 13 febbraio 2009

Il fantastico mondo dei disabili

Bene signori e signori oggi parliamo di diversamente abili..
già diversamente abili è uno degli ultimi nomi che c'hanno dato;in passato ci chiamavano storpi poi hanno iniziato a chiamarci handicappati poi invalidi o disabili e ora diversamente abili.. questo dimostra che la gente è bravissima a darci tremila nomi ma non è assolutamente in grado di capirci se non attraverso una fottutissima compassione che a me sta altamente sul cazzo! Mi capita di girare o per l'università o per strada e molto spesso vedo gente che mi guarda come fossi un animale raro,una bestia mitologica metà uomo metà bicicletta.. altre volte invece mi capita di incrociare lo sguardo di altre persone e vedo dei sorrisi ipocriti e idioti dove riesco chiaramente a leggere ''poverino che pena'';ma poverino un cavolo! Ho la netta senzazione che a volte mi prendano per un idiota,uno scemo.. pensano che un disabile debba per forza essere un eterno bambinone ritardato! ma andate al diavolo!!!
Capite quanto è dura la nostra vita? Per noi tutto è difficile:andare al bagno vestirsi o lavarsi;se non hai chi ti accompagna stai a casa;per relazionarti col mondo esterno devi prima superare il muro della discriminazione;fidanzarsi è fuori discussione,chi diavolo si metterebbe mai con un handicappato? Poi non parliamo del mondo del lavoro e della vita sessuale...
I bipedi credono che sia facile capire il nostro mondo,bastano due rampe un pò di pietismo ed il gioco è fatto.. lo sapete che vi dico? provate a sedervi su una sedia a rotelle per un giorno e capirete davvero cosa significa essere disabili...

mercoledì 11 febbraio 2009

Stillicidio

Chiuso nel buio di un amara certezza
scavo cercando parole vacue come la
fragile ruggiada del mattino..
il fragore delle bombe mi sfiora
ogni esplosione è un pezzo di me che se ne va
ogni cadavere potrei essere io..
lontano da tutto ciò che mi conforta
l'unica certezza è la vana ricerca
di una realtà meno amara..
nEl
         BuIo    DeL



                       mIo


LeNtO sTiLlIcIdIo...