domenica 14 febbraio 2010

La quotidiana Odissea di Andrea

La storia di Andrea: «Io, disabile in balìa di una Roma senza scivoli»

A 21 anni si muove in carrozzella tra marciapiedi inarrivabili e parcheggi selvaggi. San Giovanni è una giungla.
Piazza Epiro (Roma), passaggio per disabili bloccato
ROMA. Barriere architettoniche le chiamano e pensi di trovarti davanti a chissà quale muro, ostacolo, ma bastano quattro, cinque centimetri, quanto è alto un marciapiede, per avere davanti un muro che ti taglia fuori. Andrea Trulli, 21 anni, ha imparato a fare, spiegare, guidare, per non sentirsi isolato, né diverso. Andrea non si sente diverso dagli altri perché non lo è, per la passione e l’entusiasmo che mette in ciò che fa da quando vive sulla sua carrozzella, e lo fa da quando è nato. Quante volte lo ha detto ai suoi genitori, di non stargli sempre addosso, di non telefonargli cento volte al giorno, mamma, dai che ce la faccio «Tanto poi devo farcela da solo...».
Come quando Andrea si regala una passeggiata, che sarà mai una passeggiata per le strade di Roma, niente di spericolato uno pensa. Ci proviamo nel quartiere San Giovanni, «e già sarà un’impresa trovare parcheggio». Andrea guida da due anni una Fiesta, (adeguare la macchina gli è costato sui 2.500 euro), «ma non tutti possono arrivare a questa cifra».
Tanto per cominciare il parcheggio non c’è: Andrea, al quarto giro tra piazza Tuscolo e piazza Epiro, lascia l’auto in zona rimozione. Proviamo a proseguire a piedi. E qui scopri che cosa sono una radice di un albero o un tombino: sono nulla per chi cammina, nemmeno ce ne accorgiamo quando li calpestiamo, noi che abbiamo le scarpe, ma con le ruote è tutta un’altra cosa, «con le ruote se non sei esperto ti cappotti, basta un centimetro e ti ribalti - prova a scherzare Andrea - anche perché la carrozzella pesa quasi cento chili, ce ne vogliono di braccia».
Da piazza Epiro Andrea vuole raggiungere un negozio specializzato, deve percorrere via Alesia, ogni volta che il marciapiede si interrompe è uno strazio: ci sono quattro, cinque centimetri da scendere e poi risalire, la metà degli scivoli è occupata da auto parcheggiate. In un caso Andrea ringrazia il cielo di avere una carrozzella moderna, «almeno è bella stretta e posso passare anche in metà dello spazio dello scivolo, però gli altri come fanno?». Ora c’è da fare la spesa, pane e latte, roba da bambini. «La stragrande maggioranza dei negozi, di tutti i tipi, hanno almeno uno scalino da fare, e allora lascio perdere. In via Alesia è così, come in via Saturnia - qui tra le strisce pedonali e lo scivolo c’è un cassonetto verde - in via Satrico, via Acaia, via Pompei.
«Di scivoli ce ne sono pochi, ancora pochi in una città costruita da chi, troppo spesso, non ha pensato a quelli che le gambe non le possono usare. Ai grandi incroci i problemi non ci sono, ci sono scivoli nuovi di zecca». Ma basta allontanarsi dalle grandi strada che ricominciano le difficoltà. Un altro esempio? «Se devi andare in via Concordia scordatelo: devi tornare su via Satrico e costeggiare il marciapiede ma sulla strada, come se io stessi in auto, non in carrozzella». E se Andrea deve scendere alla fermata bus su via Cerveteri, con la carrozzella si ritrova per la strada, percorre trenta, quaranta metri, sempre come se fosse un’auto, e trova finalmente uno scivolo.
Di parcheggi per disabili poi, meglio non parlare. «Se hai la pazienza di fare tutte le pratiche, e sono file e verifiche che durano anche anni, puoi arrivare al parcheggio nella tua zona, ma quando provi ad andare in giro è un inferno. Giusto in alcuni centri commerciali non ho difficoltà, al Leonardo, o al Roma2, ma anche al Warner Village tutto è filato liscio, ho visto ”Avatar”, menomale. Ma la sera se voglio andare in centro cominciano le difficoltà: per esempio la fermata metro Colosseo per me è come se non esistesse, ci sono solo scale». Andrea fa parte della squadra di basket CMB Santa Lucia, campioni d’Italia in carica, primi in classifica insieme a Porto Potenza Picena, lui è playmaker. E questo è un altro sogno che potrebbe finire: la struttura riabilitativa Santa Lucia rischia la chiusura e con lei sparirebbe anche la squadra.

Tratto da: Il messaggero  Roma 28 gennaio 2010