venerdì 19 giugno 2009

Androidi a rotelle

Una scena di ‘’Wall-e’’ (Disney/Pixar 2008)

Androidi a rotelle:Quando la fantascienza incontra la disabilità.

IO E ‘’L’ALTRO’’


La scoperta di realtà diverse da quelle a cui siamo abituati, l’incontro con altre forme di vita, e il rapporto con ‘’l’altro ’’, sono alcuni dei temi ricorrenti nel mondo della letteratura, e della filmografia, fantascientifica. In particolare la diversità nella fantascienza assume un ruolo altamente importante: in questo ambito, infatti, il tema del diverso raggiunge dimensioni nuove e, più che mai, arriva a sconvolgere il nostro modo di vedere, sentire e percepire, la normalità; l’intero concetto di ‘’normale’’ viene messo in discussione fino a ribaltarne il senso stesso.
Cosa o chi è ‘’ normale ’’? Come posso definire l’idea di normalità? Queste sono le classiche domande che il mondo della fantascienza solleva, e una risposta a quesiti del genere non è facile, se non impossibile; proprio perché l’analisi della diversità non può basarsi su sterili definizioni, che finiscono soltanto per incatenare la nostra mente, ma deve essere un viaggio profondo e intenso, alla scoperta di altre realtà e indirettamente un analisi interiore, poiché il rapporto IO-ALTRO è simbiotico, e non è possibile analizzarlo omettendo uno dei due termini, poiché in assenza del primo il secondo non può esistere, e viceversa.


LA DIVERSITA’ ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI GRANDI AUTORI

Sono numerosi i grandi autori di fantascienza che riflettono, e fanno riflettere i fruitori del         genere, sulla diversità, e sulla figura del diverso; molte opere analizzano il rapporto, ed il contatto, tra i cosiddetti normali e coloro che non vengono considerati, o visti, come tali. In libri e film ci troviamo di fronte ad una moltitudine di creature: si va dai classici alieni, robot, ed androidi, alle più articolate figure dei mutanti, molto spesso esseri umani dotati di poteri psichici, e per questo considerati quasi come dei mostri, da ghettizzare e in casi estremi da eliminare.
A tutti questi personaggi è facile accostare i diversabili, i quali troppo spesso vengono discriminati o visti con sospetto se non con disgusto, quasi come se fossero extraterrestri venuti da chissà quale galassia: in diverse opere, infatti, è possibile leggere tra le righe il tema della disabilità.
Autori come Isaac Asimov, famoso per il suo ‘’Io robot’’, e Philip Dick, autore del romanzo dal titolo ‘’Il cacciatore di androidi’’, (da cui il regista Ridley Scott ha liberamente tratto il celeberrimo ‘’Blade Runner’’)sono alcuni degli esempi più significativi di questo interesse, comune a molte autori, di esplorare la diversità in tutte le sue forme, di esorcizzare paure del proprio tempo, e di ribaltare definizioni che, di fronte alla relatività della vita e dell’universo, divengono obsolete.
Questi autori spesso si prendono gioco delle paure della gente comune, e mostrano l’insensatezza di certi atteggiamenti; ne sono esempi lampanti due opere in particolare: ‘’Negri verdi’’ di Leigh Brackett e ‘’Il giorno in cui l’america si svegliò senza piedi’’(The wheels of God) di Paul Darcy Boles. Nel primo è evidente una chiara metafora dell’apertheid, e di tutte le discriminazioni che i ‘’diversi’’, siano persone disabili o persone con altre diversità, sono costretti a subire da parte della gente comune, e una severa critica contro questi atteggiamenti, il più delle volte indotti da pregiudizi o ignoranza; spesso e volentieri basterebbe solo fermarsi un attimo a riflettere, per capire che la discriminazione altro non è che mancanza di comprensione, ed eccesso di sospetto.
Nell’opera di Boles, invece, si gioca sulla relatività dell’essere disabili: l’autore ci proietta in un mondo paradossale, dove, senza alcun apparente motivo, l’intera popolazione americana si sveglia priva di piedi, e con delle ruote sotto le gambe. A quel punto la gente dovrà riorganizzarsi, e molti cominceranno a considerare l’evento come un segno di evoluzione della specie; quando però tra di loro nascerà un uomo ‘’normale’’ allora tutto cambierà, e sarà lui il vero diverso, il vero disabile.

I ‘’DISABILI’’ DI PHILIP DICK                        

Tra i vari autori menzionati finora, uno dei più rilevanti, specie per quanto riguarda il tema del contatto con altre realtà, e delle inquietudini umane, è lo scrittore americano Philip Dick: Philip Kindred Dick inizia la sua attività di scrittore negli anni ’50, per poi continuarla fino al 1982, anno in cui morirà a causa di un infarto. La produzione di Dick risente molto del periodo in cui lui stesso vive, periodo di grandi cambiamenti nella vita americana, e della sua vita sregolata, fatta di relazioni instabili e ampio uso di droghe. I personaggi di Dick sono molte volte personalità folli, gente frustrata ed inquieta, alla perenne ricerca di un appiglio a cui sostenersi, in un mondo dove il senso di realtà è costantemente instabile, dove il contatto con altre entità e con mondi alieni è all’ordine del giorno.  E’ possibile vedere in queste storie incontri e scontri, tra persone qualsiasi e personaggi decisamente fuori dal comune: in diverse opere è evidente la presenza di ‘’disabili’’, figure ai margini della società, percepite come estranee o inquietanti dalla maggior parte della gente, costrette ad esser viste perennemente con sospetto, e molte volte a subire odio e disprezzo immotivato. In racconti come ‘’Nuvole marziane’’ e ‘’Quelli che strisciano’’, ci troviamo di fronte ad esseri ed entità aliene o mutanti: nel primo caso extraterrestri dalle sembianze di agglomerati informi, simili a vere e proprio nuvole; nell’altro esseri umani mutati geneticamente, un incrocio fra ominidi e lumache. Queste entità, percepite dalla società come qualcosa di aberrante, da eliminare quanto prima, in realtà non cercano altro che l’opportunità di poter vivere dignitosamente; una richiesta  semplice e pacifica, a cui gli uomini normali rispondono con aspra discriminazione  e inaudita violenza. In ‘’Nuvole marziane’’ gli esseri protagonisti non cercano altro che distese d’acqua, su cui poter vivere e da cui trarre nutrimento, ma la gente comune ha paura di loro, e non appena le povere creature vengono avvistate ecco arrivare persone armate di torce e bastoni, pronte a scacciare e a uccidere gli sgraditi ospiti.
Gli uomini-lumaca del racconto ‘’Quelli che strisciano’’, invece, desiderano poter razzolare in libertà scavando tunnel nel terreno, e poter dormire placidamente nei propri gusci senza il timore di venire disturbati;ma per loro la vita non è affatto facile,dal momento che gli organi governativi e le istituzioni fanno di tutto per stanarli e per imprigionarli in riserve, per liberare gli abitanti delle zone limitrofe dall’orribile vista dei mutanti.
Scenari analoghi si possono trovare leggendo ‘’Non saremo noi’’ o ‘’Il mondo dei mutanti’’ ,in cui viene narrata la perenne lotta contro i diversi di turno,in questo caso esseri dotati di potere mentali e facoltà superiori, che, per ordini dall’alto, devono essere tassativamente scovati, e sottoposti ad eutanasia, per il bene del genere umano,per preservare la razza umana – progetto non diverso dal programma nazista di sterminio dei disabili,in difesa della stirpe tedesca - .
Nel racconto ‘’Il mondo dei mutanti’’ , in particolare, le persone dotate di poteri non hanno vita facile sulla terra, dove sono viste come mostri pericolosi e violenti, condannati alla sterilizzazione e a morte certa: i malcapitati sono costretti a vivere in colonie extraterrestri, e ad ingaggiare una furiosa e strenua lotta che vede fronteggiarsi umani, e mutanti.



PIU’ UMANO DELL’UMANO:CORPI MECCANICI MA CUORE PULSANTE


Infine, concludendo la carrellata dei ‘’disabili’’ di Philip Dick, non si può non parlare di ‘’Blade Runner’’. Il film di Ridley Scott è liberamente tratto dal romanzo ‘’Il cacciatore di androidi’’(in originale ‘’Ma gli androidi sognano pecore elettriche?’’) di Dick: il film si discosta molto dalla trama originale del romanzo, ma ciò non riduce la portata tematica dell’opera.
In questo caso i diversabili sono androidi, macchine indistinguibili dagli esseri umani, programmate per il lavoro nelle colonie aliene; gli androidi di ultima generazione, i ‘’Nexus 6’’, possiedono una personalità propria e per questo sono dotati di un dispositivo particolare, che ne riduce la vita a soli 4 anni. Alcuni di questi androidi fuggono da un laboratorio, e toccherà al poliziotto Rick Deckart, interpretato magistralmente da Harrison Ford nel film, scovare e ‘’ritirare’’ i robot ribelli.
Durante la sua missione, Deckart si innamorerà di uno dei ‘’Nexus 6’’, Rachel, la quale scopre con non poco stupore di essere un robot, dal momento che, fino a quel momento, aveva vissuto con serenità grazie a falsi ricordi impressi nella sua mente.
A quel punto il protagonista inizierà a porsi interrogativi su cosa veramente è il concetto di umano, soprattutto durante lo scontro con l’ultimo androide, Roy.
Gli stessi interrogativi che si pone Deckart , sono le domande che anche noi dovremmo fare a noi stessi, ma troppo spesso non facciamo, perché sono quesiti che fanno paura,a cui a volte non siamo preparati.
Che cosa ci dà il diritto di ghettizzare o dare la caccia ad un altro essere che, seppur considerato diverso, è in pratica uguale a noi; ha le stesse esigenze di una vita dignitosa, possiede le stesse paure e si pone le stesse domande che ogni uomo si pone, per usare le parole del protagonista del film: ‘’Tutto ciò che loro vogliono sono le stesse risposte che noi tutti vogliamo: Da dove vengo? Dove vado? Quanto mi resta ancora?’’


giovedì 11 giugno 2009

KILLING S.VALENTINO Di M. Stano

KILLING SAN VALENTINO
Di Massimo Stano


Mi desto tre minuti prima del trillo della sveglia.
Sono i tre minuti piu.. brutti della mia giornata: li passo a fissare il quadrante digitale
della sveglia, con la sua carica latente di suoni mattutini.
I due pallini fra le ore e i minuti palpitano
allo stesso ritmo del mio cuore, ogni secondo un battito. Poi scatta un marchingegno nella scatoletta nera, c’e.. una sospensione di una frazione di secondo in cui tiro l’ultimo respiro da uomo libero, infine il diabolico oggetto suona.
Mi concedo una doccia lunga venti minuti.
Oggi
sara.. una giornata molto lunga. Do un’occhiata al calendario appeso in cucina per essere sicuro di
non aver sbagliato giorno.
Niente da fare, la data
indicata dal mio orologio da polso corrisponde alla casella del calendario contrassegnata con una
grossa X.
Oggi tocca fare gli straordinari...
Mi preparo: tuta mimetica, anfibi, piastrina di riconoscimento e fucile d’assalto.
Mi assicuro una
piccola pistola automatica alla caviglia destra: non si sa mai, in caso d’emergenza. Appena esco vedo il mio vicino di casa Gianni, operaio alla Ferrero, gia.. in strada alle 05:30 perchè
ha il primo turno.
Aspetto che apra lo sportello
della sua utilitaria e gli sparo addosso una raffica di colpi. S’accascia contro l’auto, poi s’adagia lentamente al suolo.
Cammino per un po’, diretto alla stazione degli autobus.
05:40. Incrocio una vecchietta che porta
a spasso il cane. Le sparo un colpo in fronte che la manda a sbattere contro i bidoni della spazzatura.
Faccio a polpette anche il cagnolino, mi pare fosse uno yorkshire.
Raggiungo la stazione dei bus dieci minuti prima dell’apertura, sul piazzale c’e.. uno spazzino che sta terminando il suo lavoro. Lo intrattengo parlando di politica fino alle 06:00, infine gli sparo a bruciapelo tre colpi nella schiena.
Una signorina graziosa apre la serranda all’ingresso della stazione; quando entro mi sorride. Ricambio e mi dirigo verso la piazzola dei bus in partenza.
Alle mie spalle la graziosa signorina agonizza in una pozza di sangue.
Si sentono degli urli pro
venienti dalla biglietteria. Sparo contro il vetro che va in mille frantumi: il bigliettaio cade crivellato
di colpi.
Mi giro di nuovo verso la signorina,
prendo la mira e le faccio saltare la testa.
Dal piazzale
interno dei bus in partenza accorre un autista: lo blocco sulla porta e lo costringo a risalire sul
suo autobus. Incominciamo la corsa.
Mi siedo dietro
l’autista e gli ordino di portarmi al palazzo per uffici dove c’e.. l’agenzia matrimoniale per cui lavoro,
la Love Foreign Affair.
Apro il finestrino e
ammiro il panorama. Durante una sosta ad un semaforo vedo tre operai che armeggiano attorno a
un tombino transennato.
Sparo: due cadono immediatamente,
uno scompare nel tombino, ma credo di averlo colpito. L’autista del bus, terrorizzato, cerca di fuggire, ma non ha ancora fatto in tempo a tirare la maniglia della portiera che gli ho sparato una raffica attraverso il sedile. Mi metto al posto di guida, scaraventando fuori il tizio morto.
06:30. Finalmente raggiungo l’alto palazzo della Foreign. Entro e prendo l’ascensore. Raggiungo l’ultimo piano e apro una porta con la scritta TETTO.
Respiro una bella boccata d’aria fresca e mi guardo intorno: a destra c’e.. il parco cittadino, ma a quest’ora e.. ancora deserto.
A sinistra c’e.. la
stazione ferroviaria. 06:40. Tiro fuori dallo zaino il cannocchiale e lo applico al fucile. Ho la visuale perfetta del BINARIO 1 uno dove ci sono molti studenti e lavoratori pendolari in attesa del treno per
Torino.
Punto su due studenti seduti su una panchina:
stanno dando gli avanzi dei loro panini a dei piccioni che volano via per lo sparo. Il primo studente s’accascia sulla panchina. Il mirino si sposta velocemente sulla sua compagna che ha un’espressione di terrore disegnata sul volto. La provenienza del secondo sparo e.. individuata da
due agenti della polizia ferroviaria, che indicano col dito nella mia direzione. Corrono verso il palazzo. 06:55. La porta del TETTO si spalanca improvvisamente. Sono talmente preso dalla mia azione che non mi accorgo nemmeno dell’arrivo dei due poliziotti. Intorno a me c’e.. una marea di bossoli, in
strada il panico e.. generale e la gente inciampa nei cadaveri.
« Fermo dove sei! Butta quel fucile!!! » Intima uno dei due poliziotti, puntandomi contro la pistola. La sua collega e.. rimasta al riparo dietro la porta del TETTO. Lascio cadere il fucile e lo allontano con un calcio, ma mentre quello si avvicina per ammanettarmi, con una mossa rapida estraggo la pistola che ho nascosto nella caviglia e lo stendo. La poliziotta spara, ma mi manca, mentre io la centro in
piena fronte. 07:00. Puntuale entro in ufficio e saluto il mio capo.
Missione compiuta. Ricevo una pacca sulla
spalla e consegno la mia piastrina alla segretaria. Sul TETTO vediamo la poliziotta che sussulta, si rimette in piedi e raggiunge il suo collega. I due si avviano mano nella mano verso il lato del tetto
che volge sul parco e contemplano il panorama con aria trasognata.
In strada c’e.. una marea di persone che si scambiano cioccolatini e baci.
Sul BINARIO 1 i due studenti sono talmente presi dalle loro effusioni che non si accorgono dell’arrivo del treno per Torino e lo perdono.
L’autista del bus e.. entrato nel tombino con gli altri due operai, per sincerarsi delle condizioni dell’uomo caduto nel pozzetto e nessuno di loro e.. ancora uscito...
Alla stazione dei bus il bigliettaio e lo spazzino s’intralciano a vicenda nel tentativo di aiutare la signorina graziosa a rialzarsi.
« Tutto a posto? Ci sembrate un po’ pallida!
Possiamo offrirvi un caffe..? »
Il barista della stazione ha appena aperto il suo locale, e su ogni tavolo c’e.. un bel vaso di mimose.
« Grazie a tutti e due, molto volentieri! »
Adalgisa, la vecchietta che portava a spasso il cane, e.. alla disperata ricerca del suo yorkshire, ma pare che si sia dileguato con una pechinese di passaggio.
Lo ritrovera.. e potrete incontrare tutta la famiglia ogni mattina alle 05:40 in via D’Azeglio: Adalgisa, il fidanzato Gianni, lo yorkshire, la pechinese e una mezza dozzina di cuccioli... Torniamo nel mio ufficio, dove ho consegnato la piastrina alla segretaria che si avvia a riporla in cassaforte.
Quando passa davanti al capo, casualmente
l’oggetto metallico le cade in terra.
Lui si
catapulta dalla scrivania per raccoglierlo, inciampa e rovina addosso alla segretaria in posizione
ambigua.
Per il momento mi sembrano molto occupati:
la piastrina con la scritta CUPIDO la metteranno
a posto dopo...